"Cuore e tecnica: il dietro le quinte dei nostri ricami"
- atelierdelriusoweb
- 15 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Ricamare è ascoltare.
Mi capita spesso che qualcuno guardi un ricamo finito e mi dica: "Wow, che bello! Ma quanto ci hai messo?" E io sorrido, perché il tempo vero — quello che nessuno vede — inizia ben prima del primo punto. Tutto parte da una storia.
Quando progetto un ricamo, la prima cosa che faccio è ascoltare, anche perché non è solo una questione estetica: dietro ogni filo ci dev’essere un’intenzione, una storia, una sensazione. Che sia un’iniziale ricamata su una camicia, una frase o un disegno pieno di colore su una shopper… io voglio sapere cosa rappresenta per la persona che lo riceve.
Mi prendo il tempo per capire chi è la persona a cui è destinato, qual è il suo stile e soprattutto quale messaggio vuole lasciare. Solo così posso iniziare davvero.
Un lavoro a quattro mani
La fase di progettazione vera e propria comincia insieme a Giorgia, che lavora sulla parte grafica e digitale collegata al software della ricamatrice. Scegliamo con attenzione il disegno, studiamo la composizione, valutiamo il tipo di punto e il comportamento che avrà sul tessuto.
Poi, trasformiamo quel disegno in qualcosa di concreto, valutando il tipo di filo (lucido, opaco, sottile, spesso), il tessuto su cui andrà ricamato e come reagirà e il tipo di intelaiatura adatto.
Questa parte, che può sembrare tecnica, è in realtà un vero complesso gesto artigianale. Montare correttamente un capo in telaio richiede tempo e attenzione poiché il tessuto va teso senza stropicciarsi, né cedere nei punti sbagliati. Ci confrontiamo, facciamo prove, a volte modifichiamo tutto e ripartiamo. È un processo vivo, a volte imprevedibile, ma sempre preciso.
Ecco perché il ricamo non è mai “solo un ricamo”. È un confronto continuo tra mente e mani, tra digitale e materia, tra me e Giorgia.
Disegnare prima di cucire
Anche se a volte ricamiamo a mano, la fase di progettazione è sempre fondamentale. Giorgia realizza bozzetti e proporzioni, scegliendo i giusti punti utilizzando il software per creare tracciati precisi da dare alla macchina da ricamo. Ogni progetto inizia da un cliché, cioè da una base digitale che prepariamo con attenzione: è il disegno tecnico che guida tutto il ricamo, il “dietro le quinte” invisibile ma fondamentale. Il cliché (o template di base, cioè la sagoma digitale su cui si costruisce il ricamo) è un tassello importante da inserire, perché mostra quanto la progettazione non sia mai improvvisata, ma si fondi su una struttura precisa, ragionata, personalizzabile.
Ma non si tratta mai solo di premere un tasto sulla tastiera . La macchina, da sola, non fa nulla. Serve progettare, provare, regolare, scegliere con cura ogni minimo dettaglio.
Spesso facciamo test su tessuti simili, proviamo un colore, cambiamo un punto. Sì, ci mettiamo tempo. Ma è lì che nasce la qualità: nella prova, nell’errore, nella correzione.
Il tempo di fare bene
I nostri tempi sono lenti. Non perché non siamo organizzate, ma perché per noi il ricamo è un linguaggio, e ogni linguaggio ha bisogno di cura. Un punto fuori posto cambia un disegno. Un filo sbagliato altera tutta l’armonia. Un tessuto stirato male compromette la precisione. A volte, per un piccolo motivo, impieghiamo ore solo per la preparazione. C’è una pazienza, in tutto questo, che non tutti vedono. Ma noi la sentiamo. E chi riceve il lavoro, alla fine, lo sente anche se non lo sa spiegare.
I dettagli invisibili
Molte delle cose che facciamo non si vedono. Il verso del punto, la scelta del filo, il tipo di stabilizzatore. Anche il retro del ricamo — che spesso nessuno guarda — per noi deve essere pulito, ordinato, armonico. Non è perfezionismo, è rispetto. Per il lavoro, per chi lo riceve, per noi stesse.
Un dettaglio fatto bene non si nota subito, ma fa sentire che c’è qualcosa di speciale. Ecco perché non riusciamo a fare ricami “in serie” o “di corsa”. Ogni pezzo ha bisogno di tempo, e noi quel tempo glielo diamo.
Una scelta di senso
Ricamare, per noi, è un modo per soddisfare la creatività. È un puro atto artigianale, e quando qualcuno ci chiede “Quanto costa un ricamo?”, ci piacerebbe poter rispondere: "costa il tempo che ci mettiamo a immaginarlo, sbagliarlo, rifarlo. Costa la cura con cui l’abbiamo pensato. Costa la storia che ci abbiamo messo dentro". Se hai un pensiero che vuoi trasformare in filo, se immagini un ricamo tutto tuo — piccolo o grande che sia — scrivici!
Saremo felici di ascoltare la tua idea e cucirla insieme, a quattro mani.
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